SOMMARIO
Atletica leggera
Latletica
leggera è stata la prima forma di sport praticata dalluomo e proprio per questo
mantiene un fascino particolare, diverso da tutti gli altri sport.
Per
quello che riguarda il movimento nellatletica leggera si ritrovano i principali
schemi motori di base come saltare, correre, lanciare, tutti movimenti che da sempre hanno
accompagnato luomo nel suo lungo viaggio nel tempo.
Inseguire
o scappare da qualcuno o qualcosa, lanciare oggetti per colpire, saltare per superare le
asperità del terreno tutti gesti che per secoli hanno accompagnato i nostri avi e che
oggi ritroviamo negli stadi di atletica.
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Il campo di gara
Le
gare di atletica leggera si svolgono in un campo circondato da una pista della lunghezza
di 400 metri. Tale pista è formata da un minimo di sei corsie, otto per le gare
internazionali, della larghezza di 1,22 metri.
La
direzione della corsa viene stabilita tenendo a sinistra linterno del campo.
Le gare
di corsa che si effettuano in corsia, dove ogni concorrente deve mantenere la sua
traiettoria di corsa allinterno della corsia di partenza senza mai uscirne, pena la
squalifica, sono le seguenti: 100-200-400- 100 -110 ostacoli - 400 ostacoli e la staffetta
4x100.
Negli
800 ogni concorrente deve mantenere la sua traiettoria di corsa allinterno della
corsia di partenza per i primi 200 metri, dopodichè può portasi alla corda, cioè la
corsia più interna.
Le
altre gare di corsa prevedono la partenza in linea dei concorrenti.
All'interno
della pista si trovano le pedane per le varie specialità: la pedana per il salto in lungo
e il salto triplo, costituita da una corsia per la rincorsa e da una fossa di atterraggio
piena di sabbia; la pedana per il salto in alto, di 18 metri lunghezza minima; la
pedana del salto con lasta; la pedana del getto del peso, di forma circolare di
2,135 metri di diametro, con un ferma-piedi di legno nella parte anteriore; la pedana del
lancio del disco e del martello, la sua forma è circolare con un diametro di m. 2,5 e
protetta da una gabbia di metallo; la pedana del lancio del giavellotto.
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Articolo tratto da http://www.fidal.it/content/Che-cos-è-l-atletica-leggera/49905
Che cos'è
l'atletica leggera
Per rispondere a questa domanda si potrebbero impiegare delle ore.
Abbiamo scelto però di dare una traccia a quanti volessero capire,
rapidamente, in cosa si caratterizza questa disciplina.
L’atletica leggera è un’attività sportiva fondamentale per l’uomo,
legata alle origini del movimento umano. Nell’antichità correre,
saltare, lanciare voleva dire sopravvivere. Nei secoli le attività
motorie umane si sono sempre più ridotte, grazie al progressivo
intervento delle macchine e dell’utilizzo dell’energia. Ma la natura
motoria dell’uomo moderno non è diversa da quella dei nostri antenati.
Anche se le possibilità di movimento sono diminuite, l’uomo non ha
dimenticato come muoversi. Ecco che il tempo libero (dalla famiglia, dal
lavoro o da altro) viene impiegato per soddisfare le esigenze di
movimento insite nell’uomo. La creatività dell’uomo inventa nuove forme
di movimento con regole ed accorgimenti che hanno l’obiettivo di muovere
e di divertire, di soddisfare non solo il corpo ma anche la mente. Le
attività motorie umane si sono quindi sempre più perfezionate nei vari
sport, nelle forme e negli ambienti più svariati.
Anche l’atletica leggera si è evoluta, ma rimane pur sempre una delle
attività più naturali ed istintive che esistano nel panorama sportivo.
Basti pensare alla partenza dei 100 metri: allo sparo bisogna reagire il
più rapidamente possibile e poi correre veloce, azioni motorie di grande
semplicità, anche se la partenza dai blocchi di un’atleta evoluto
richiede molta tecnica. La velocità è forse, tra le capacità umane,
quella più innata, ma non per questo semplice da allenare, tutt’altro.
Poi le distanze aumentano i 200 metri, i 400 metri, che sono un giro
esatto della pista, e che la specialità più impegnativa, laddove la
velocità viene spinta molto più a lungo. Poi si passa al mezzofondo (800
m e 15000 m), e con le distanze del cosiddetto mezzofondo prolungato, i
5000 ed i 10000 metri. Tutte distanze dominate nel mondo dagli atleti
africani, favoriti da una pratica "perenne" dai primi anni di vita
laddove la corsa è un fatto normale della vita quotidiana; nelle grandi
distese naturali non occorre prendere mezzi meccanici per ‘andare ad
allenarsi’. L’ultima distanza (42,195 km), nel senso della durata, è la
maratona che evoca epopee storiche e che, per il suo fascino di sfida, è
forse una delle specialità più praticate al mondo. Accanto alla distanza
classica anche le corse su strada, oltre ad altre forme quali la corsa
in montagna e la distanza più lunga della corsa la 100 km
dell’Ultramaratona. Non dobbiamo dimenticare una forma diversa di ‘deambulazione’,
la marcia, che tanti allori ha portato all’Italia, nelle due distanze di
20 e 50 km.
Benché sia sport individuale, l’atletica tuttavia ha anche due
competizioni a squadre: sono le staffette 4x100 e 4x400, nel senso che
ognuno dei 4 atleti corre rispettivamente per 100 o 400 metri, passando
un bastoncino (testimone) ad un altro compagno di squadra. Tutte le
competizioni cosiddette olimpiche sono integrate da altre gare simili,
praticabili anche nelle stagioni fredde, in appositi impianti al
coperto: le gare indoor.
Le corse sono poi rese un po’ più complicate nelle corse ad ostacoli
dove occorre avere tecnica, mobilità ed agilità, per superare (o meglio
"passare") l’ostacolo: quelli "alti" (110 metri per gli uomini e 100 per
le donne) e quelli ‘bassi’, i 400 ad ostacoli. Anche nel mezzofondo c’è
una gara di ostacoli: i 3000 metri con siepi, la specialità
dell’atletica che più di ogni altra cerca di ricostruire ambienti
naturali fatti di tronchi e ruscelli da scavalcare. Poi i salti, che
possono essere in estensione (lungo e triplo) o in elevazione (alto e
asta). Qui l’esecuzione e quindi la preparazione tecnica è ancora più
importante, così come nei lanci apparentemente simili, come disco e
martello che sono rotatori, oppure il peso che può essere rotatorio o
traslocatorio, il giavellotto invece richiede una rincorsa rettilinea
prima di essere scagliato. Spesso molte specialità sono praticate da un
unico atleta che diventa quindi un atleta praticante decathlon (se
uomo), o eptathlon (se donna). Benché sia sport individuale, l’atletica
tuttavia ha anche due competizioni a squadre: sono le staffette 4x100 e
4x400, nel senso che ognuno dei 4 atleti corre rispettivamente per 100 o
400 metri, passando un bastoncino (testimone) ad un altro compagno di
squadra.
C’è una grande scelta nel praticare l’atletica, che quindi, come sport
individuale, mette se stessi in competizione con gli altri. C’è anche la
sfida con le misure o con i tempi, quindi una doppia sfida. Ma questo
vale soprattutto per gli atleti di elevata qualificazione. Chiunque
intenda avvicinarsi alla pratica dell’atletica leggera deve avere
confronto unicamente con sé stesso: l’obiettivo di praticare atletica
leggera è di garantire effetti benefici per la salute, per lo "stare
bene". E’ provato scientificamente che una attività continuativa, se non
addirittura assidua, previene malattie, fa star bene e motiva fortemente
chi la pratica. Naturalmente è bene affidarsi a chi ha competenza nel
consigliare il training più opportuno sulla base di diversi elementi:
età, genere, stato di allenamento, struttura fisica, presenza o meno di
malattie croniche, precedenti esperienze motorio-sportive, ecc. Una
opportuna visita medico-sportiva ci fornisce la necessaria idoneità.
Molto prudente deve anche essere l’approccio competitivo, soprattutto se
le motivazioni ad esprimersi sono molto superiori alle capacità fisiche.
Un’attenzione particolare va dedicata ai giovani ed ai giovanissimi: le
loro strutture fisico-motorie così come le loro capacità mentali sono in
continuo sviluppo e maturazione e solo istruttori o insegnanti
particolarmente preparati possono dedicare loro le opportune attenzioni.
(Giorgio Carbonaro) |
La corsa
La
corsa e un gesto naturale che luomo ha sempre utilizzato per spostarsi rapidamente
da un luogo allaltro, per sfuggire a qualche animale feroce o a qualche nemico. Le
prime gare di corsa si possono ritrovare nellantica Grecia e in Irlanda, si sono
sviluppate notevolmente con le Olimpiadi antiche, e tutti i giochi locali del periodo.
La
corsa e caratterizzata da un movimento circolare degli arti inferiori, derivato dalla
traiettoria che compie il piede nella fase dopo la spinta. Tale movimento avviene in modo
alternato, o ritmico, poiché mentre un arto esegue la spinta, latro è in volo e
viceversa. La corsa e la base di qualsiasi tipo di attività motoria ed è quindi
fondamentale impararne le caratteristiche principali cercando poi di adattarla alle varie
situazioni. Le specialità della corsa in atletica leggera si possono suddividere in due
grandi gruppi: gare di velocità e gare di resistenza. Si hanno poi le staffette e gli
ostacoli.
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La
velocità
La velocità è la specialità più
conosciuta dell'atletica e comprende i 100 m, i 200 m, i 400 m e le staffette
4x100 m e 4x400 m, comuni ai programmi maschile e femminile. In passato si
correvano anche i 60 m piani (Parigi, 1900 e Saint Louis, 1904) che ora si
corrono solamente ai Mondiali Indoor. I 100 m e i 400 m fanno parte del
programma olimpico sin dalla prima edizione (Atene, 1896). I 200 m sono in
calendario dalla seconda edizione (Parigi, 1900). I 100 m e i 400 m fanno parte
del programma olimpico sin dalla prima edizione (Atene, 1896). I 200 m sono in
calendario dalla seconda edizione (Parigi, 1900). Il programma femminile fu
istituito alle Olimpiadi di Amsterdam del 1928 e già ne facevano parte i 100 m e
i 200 m. I 400 m femminili vennero introdotti a Londra nel 1948. L'evoluzione
della specialità ha conosciuto una costante progressione dal tempo di 12", con
cui l'americano Burke s'impose nei 100 m ad Atene, fino ai 9"del Giamaicano Bolt.
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La corsa di velocità
rappresenta la massima espressione motoria delluomo.
Il velocista presenta delle caratteristiche morfologiche diversificate, ma
le qualità di elevata reazione del sistema nervoso e della struttura muscolare sono di
origine innata.
Quindi si può affermare che
velocisti si nasce, ma ovviamente bisogna migliorare e potenziare progressivamente le
qualità naturali se si vogliono raggiungere risultati elevati. Le gare tipiche di
velocità sono i 100 e i 200 metri. La prima si effettua tutta in rettilineo, con partenza
dai blocchi, mentre la seconda si corre per la prima metà in curva.
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I blocchi di partenza sono costituiti da
due piani inclinati che si possono regolare sia in inclinazione che nella
distanza tra di loro e servono per favorire un miglior avvio dell’atleta. Essi vengono fissati al terreno e
regolati a seconda delle caratteristiche fisiche del concorrente, che vi si
appoggia carponi. Il segnale di partenza nelle gare di
velocità è diviso in tre momenti: il comando Ai vostri posti
indica che ognuno deve prendere posizione nel proprio blocco di partenza;al
Pronti ci si solleva da terra con le ginocchia, alzando il bacino;
al via, decretato dal colpo di pistola, si può
scattare. |
Il
mezzofondo
Il mezzofondo è la specialità dell'atletica che comprende gli 800 m
e i 1.500 m.
Oggi, la gara degli 800 m può essere definita anche di velocità prolungata.
Una delle prime competizioni che si disputavano alle origini dell'atletica moderna era il
miglio (1609,34 m), tuttora disputato in molti meeting. Le gare degli 800 e 1.500 m fanno
parte del programma olimpico sin da Atene 1896, e gli 800 m femminili fin dalle Olimpiadi
di Amsterdam del 1928. Vennero poi tolti dal programma delle Olimpiadi di Los Angeles del
1932 per ritornare a Roma nel 1960. I 1.500 m femminili vennero introdotti a Monaco nel
1972. Alla prima Olimpiade (Atene, 1896) l'australiano Flack s'impose in entrambe le
specialità. Nell'ultima edizione (Atlanta, 1996) si sono imposti: negli 800 m il
norvegese Rodal con 1'42"58, e nei 1.500 m l'algerino Morceli con 3'35"78.
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Il
fondo
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Nell'atletica,
il fondo comprende i 5.000 m ed i 10.000 m. Entrambe le specialità fecero la loro
apparizione alle Olimpiadi di Stoccolma del 1912 ed in entrambe si impose il finlandese
Kolehmainen, con i tempi di 14'36"6 (nei 5.000 m) e di 31'20"8 (nei 10.000 m).
Alle Olimpiadi di Atlanta si sono imposti: nei 5.000 m l'atleta del Burundi Niyongabo (con
13'07"96) e nei 10.000 m l'etiope Gebrselassie (con 27'07"34). Gebrselassie è
detentore del record del mondo, con il tempo di 26'22"75, ottenuto l'1 giugno 1998.
Nel programma femminile erano previsti i 3.000 m dal 1984, a Los Angeles, sostituiti poi
dai 5.000 m alle Olimpiadi di Atlanta del 1996. I 10.000 m femminili vennero introdotti
alle Olimpiadi di Seul del 1988. |
Una gara
particolare di resistenza è la corsa campestre che anziché svolgersi su pista, si
effettua su percorsi pianeggianti su fondo erboso, con piccoli ostacoli naturali da
superare.
Categoria "A"
Maschi da 1800 a 2000 m.
Femminile da 1200 a 1500 m.
Categoria "B"
Maschi da 1200 a 1500 m.
Femminile da 800 a 1000 m.
Nelle gare di
resistenza il movimento di corsa ha una dinamica e un ritmo decisamente più lenti che
nella velocità è diventata di fondamentale importanza la distribuzione delle energie in
relazione alla lunghezza del percorso. La tecnica di corsa presenta comunque le stesse
caratteristiche generali. Per aumentare la resistenza è importante eseguire un lungo
allenamento con incremento progressivo della lunghezza, cercando di ridurre sempre più i
tempi di recupero.
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La maratona
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La maratona è
la competizione di corsa prolungata considerata l'emblema delle Olimpiadi. Il percorso di
42,195 km fu scelto per ricordare l'impresa del soldato ateniese Filippide che, nel 490
a.C., percorse a perdifiato la distanza fra la piana di Maratona e l'agora di Atene per
annunciare la vittoria dell'alleanza delle città attiche sui Persiani. L'idea fu
suggerita dal filologo francese Michel Bréal. Non tutti concordavano sulla distanza
coperta: alcuni sostenevano si trattasse di 140 miglia, altri di 24 miglia, e alla fine si
accettò l'ipotesi dei circa 42 km. La prima vittoria, ad Atene, nel 1896, fu del Greco
Spirydon Luis, che impiegò 2h 58'50"; alle Olimpiadi di Atlanta (1996) l'alloro è
andato al sudafricano John Thugwane, che ha totalizzato il tempo di 2h 12'36". La
prima vittoria olimpica femminile fu dell'americana Jean Benoit, con il tempo di 2h
24'52". L'Italia ha una tradizione che risale allo sfortunato Dorando Pietri e che ha
avuto in Gelindo Bordin il trionfatore delle Olimpiadi di Seul nel 1988. |
La
marcia
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La
marcia sembra una specialità abbastanza semplice da un punto di vista tecnico, visto che
è basata su un andatura di passo del concorrente, ma presenta grosse difficoltà nel
rendere efficace e corretto tale movimento. Inoltre esistono regole ben precise sul tipo
di passo del concorrente, ma presenta grosse difficoltà nel rendere efficace e corretto
tale movimento regole ben precise esistono pure sul tipo di passo da utilizzare che, se
non vengono rispettate scrupolosamente, portano alla squalifica.
La
tecnica della marcia deve permettere un modo di camminare che favorisca il mantenimento
del baricentro del corpo su una linea immaginaria orizzontale.
La marcia è la specialità dell'atletica
per faticatori solitari che, ancor oggi, mantiene lo spirito pionieristico delle origini:
deriva infatti dal podismo di fine secolo, che costituiva la nervatura delle sfide fra i
gentleman e fra gli studenti. Entrò nel programma olimpico a Londra nel 1908 con i 3.500
m e i 10 km. A Stoccolma, nel 1912, si disputarono solo i 10 km e l'italiano Fernano
Altimari si piazzò terzo avviando la grande tradizione azzurra che ancora vede atleti
italiani sugli scudi. Ad Anversa (1920) si disputarono i 3 km e i 10 km: in entrambe
trionfò l'azzurro Ugo Frigerio. L'italiano si ripeté nei 10 km, unica gara di marcia
disputata alle Olimpiadi di Parigi del 1924. Ad Amsterdam, nel 1928, non venne disputata
alcuna gara di marcia. A Los Angeles, nel 1932, vennero introdotti i 50 km marcia:
Frigerio si classificò terzo. Nel 1948 a Londra, oltre ai 50 km, si disputarono i 10 km.
Nel 1952 ad Helsinki il programma si ripeté e Giuseppe Dordoni trionfò nei 50 km. Nel
1956 a Melbourne il cartellone, per quanto riguarda la marcia, comprendeva i 20 km e i 50
km, così come a Roma nel 1960. Nei 50 km fu terzo l'azzurro Abdon Pamich che nella stessa
specialità trionfò anche alle Olimpiadi di Tokyo del 1964. Da allora il programma è
rimasto stabile sui 20 km e sui 50 km, fatta eccezione per l'edizione dei Giochi di
Montreal del 1976, durante i quali non vennero disputati i 50 km. Nel 1980 a Mosca, nei 20
km s'impose Maurizio Damilano, terzo nella stessa distanza a Los Angeles nel 1984, quando
nei 50 km si piazzò terzo Stefano Bellucci. Sempre nei 20 km, Damilano giunse ancora
terzo alle Olimpiadi di Seul del 1988. A Barcellona, nella stessa specialità, fu Giovanni
de Benedictis a prendere la medaglia di bronzo. Ad Atlanta, nel 1996, si è aggiudicato la
medaglia d'oro su questa distanza l'ecuadoriano Perez, mentre i 50 km sono andati al
polacco Korzeniokski.
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Le staffette
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Le gare di staffette sono due: la
4x100 e la 4x400. Vengono così definite perché ogni squadra è composta da quattro
concorrenti che devono percorrere 100 o 400 metro ciascuno.
Il testimone è
costituito da un bastone di metallo o di legno che deve raggiungere il traguardo con
lultimo concorrente. scambiandosi un testimone.
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L’azione
di cambio del testimone deve avvenire in una zona prestabilita di trenta metri,
compresa tra la fine di una frazione e l’inizio dell’altra.
Il
cambio può essere effettuato con stili diversi. I più usati sono quello metodo all’italiana
e quello alternato.
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Gli ostacoli
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Specialità
dell'atletica che comprende: 110 m a ostacoli (maschile) e 100 m a ostacoli (femminile);
400 m a ostacoli (maschili e femminili); 3.000 m siepi (maschili). Nella prima Olimpiade
vennero disputati i 110 m a ostacoli, vinti con 17"6 dall'americano Curtis. Alle
Olimpiadi di Parigi del 1900 vennero introdotti i 200 m a ostacoli, poi aboliti alle
Olimpiadi di Londra del 1908, e i 400 m a ostacoli, vinti in 57"6 dall'americano
Tewksbury. |
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A Parigi, nel 1900, vennero introdotte due competizioni: i 2.500 m e i 4.000 m
con siepi, poi sostituite, nel 1904 a Saint Louis, con i 2.590 m con siepi e, nel 1908 a
Londra, con i 3.200 m con siepi, aboliti alle Olimpiadi di Stoccolma del 1912. Nel 1920 si
aggiungono i 3.000 m con siepi (vinti dal britannico Hodge in 10'00" 4) che, nel 1932
a Los Angeles, divengono 3.460 m, per tornare 3.000 m nel 1936 a Berlino. Ad Atlanta, nei
3.000 m con siepi si è aggiudicato l'oro il keniota Keter, con 8'07"12. Per quanto
riguarda il programma femminile, dalle Olimpiadi di Los Angeles, nel 1932 a quelle di
Città del Messico nel 1968, furono disputati gli 80 m a ostacoli, sostituiti alle
Olimpiadi di Monaco nel 1972 dai 100 m a ostacoli. I 400 m a ostacoli sono stati
introdotti nel programma femminile alle Olimpiadi di Los Angeles del 1984.
Le gare classiche con
gli ostacoli sono i 110 metri con 10 ostacoli (maschile) e i 100 metri con 10 ostacoli
(femminile).
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Esiste
poi una gara particolare, i 3000 metri con siepi, dove i concorrenti devono superare 5
barriere lungo la pista, di cui una con fossato riempito dacqua.
Queste gare, ad eccezione dei 3000
siepi, si svolgono tutte in corsia con partenza dai blocchi, ed implicano, oltre alla
velocità pura, una buona dose di destrezza e di tempismo.
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È opportuno ricordare
che l’abbattimento di un ostacolo non comporta nessuna penalità per cui
risulta fondamentale compiere un’azione di scavalcamento il più radente
possibile. |
I salti
Fanno parte di
questa specialità il salto in alto, il salto in lungo, il salto triplo e il salto con
l'asta. Il salto in alto fu introdotto alle Olimpiadi già ad Atene nel 1896, dove
s'impose l'americano Clark con la misura di 1,81 m; alle Olimpiadi di Atlanta, la medaglia
d'oro è stata vinta dall'americano Austin con 2,39 m. Il salto in alto passò attraverso
varie evoluzioni di stile: dallo stile a forbice al cosiddetto Horine (dal nome
dell'atleta che lo adottò per primo), allo stile di scavalcamento ventrale, al ventrale
con rotazione e infine al Fosbury. Nel salto in lungo ad Atene, nel 1896, vinse Clark con
6,34 m; alle Olimpiadi di Atlanta, con la misura di 8,50 m, si è imposto Carl Lewis,
vincitore delle ultime quattro Olimpiadi. Per quanto riguarda il salto triplo, nel 1896 la
medaglia d'oro andò all'americano Connoly, che ottenne la misura di 13,725 m; ad Atlanta
ha vinto l'americano Harrison con 18,09 m. Anche il salto con l'asta fa parte del
programma dei Giochi fin dalla prima edizione (Atene, 1896): in quell'occasione si
aggiudicò la gara l'americano Hoyt (con 3,30 m). Nelle Olimpiadi di cento anni dopo
(Atlanta, 1996) ha vinto il francese Galfione con 5,92 m. L'evoluzione delle varie
specialità è legata soprattutto alle evoluzioni dello stile (rincorsa, stacco e
comportamento dell'atleta nel "volo") per quanto riguarda il salto in lungo, in
alto e triplo. Per quanto concerne il salto con l'asta, invece, importanza assolutamente
determinante ha avuto l'evoluzione dei materiali con i quali è costruito l'attrezzo: nel
corso degli anni si è passati infatti dal bambù al metallo e alle fibre sintetiche.
Per salto si intende unazione motoria tendente a
superare una misura in altezza o in lunghezza.
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I salti che si sviluppano sul piano
verticale sono il salto in alto e il salto con lasta quelli che si sviluppano sul
piano orizzontale sono il salto in lungo e il salto triplo.
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Fosbury
l'inventore del noto salto |
Il salto in alto
Il
salto in alto è il superamento di unaltezza, delimitata da unasticella che si
trova appoggiata fra due ritti graduati. Latterraggio al di là dellasticella
avviene su un materasso. Levoluzione del salto in alto è stata caratterizzata dallo
sviluppo di nuove tecniche che hanno permesso di raggiungere misure sempre maggiori. |
Tra
le tecniche ricorderemo:
La
forbice semplice, la forbice doppia, la western roll (rotazione
californiana), lo scavalcamento o rullata ventrale, mentre oggi la tecnica di salto
più diffusa è Fosbury flop (caduta alla Fosbury), ideato ed attuato per la prima
volta alle olimpiadi del 1968 di Città del Messico da R.D. Fosbury.
Le caratteristiche principali di
tale tecnica di salto sono basate sulla rincorsa curvilinea e sullo scavalcamento
dellasticella con il dorso.
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Per fare unanalisi più
precisa è opportuno suddividere il movimento del salto in vari momenti: la rincorsa, lo
stacco, la rotazione, il valicamento la caduta.
· La rincorsa, come già
accennato, assume una traiettoria curvilinea , la quale permette una maggiore velocità di
esecuzione e una maggiore energia per facilitare la successiva rotazione.
· Lo stacco dove
latleta deve trasformare la spinta della rincorsa in elevazione, con uno slancio
dellarto inferiore vicino lasticella verso lalto.
· La rotazione è
fondamentale per permettere allatleta di portarsi in posizione perpendicolare
rispetto allasticella.
· Il valicamento che
avviene prima con le spalle, poi con il bacino ed infine con gli arti
inferiori , assumendo una posizione di arco dorsale.
· La caduta che è la fase
conclusiva del salto, con il richiamo degli arti inferiori al tronco e gli arti superiori
in fuori-alto, per attutire la violenza dellimpatto.
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Il salto in lungo
Il salto in lungo è unaltra
specialità abbastanza naturale ma con una tecnica complessa, e ciò è dimostrato dal
fatto che questa è rimasta praticamente immutata da molti anni. |
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I momenti decisivi che
caratterizzano un buon salto in lungo sono la velocità della rincorsa e la sua
trasformazione in una azione di volo orizzontale più efficace possibile.
Vediamo
di analizzare le varie fasi del salto in lungo che può essere cosi diviso: la rincorsa,
lo stacco, il volo, latterraggio.
La rincorsa
si effettua su una distanza prestabilita individualmente in base alle caratteristiche
in base alle caratteristiche di accelerazione dellatleta e alle condizioni
ambientali. Essa deve permettere di raggiungere il punto di stacco con la massima
velocità.
Lo
stacco rappresenta il momento decisivo di buon salto dato che la velocità della
rincorsa viene trasformata in lunghezza di volo. Esso avviene su una pedana di legno posta
sul terreno che non deve essere oltrepassata, altrimenti il salto viene annullato.
Il volo,
dove molto importanti sono in movimenti che latleta deve compiere per mantenersi in
equilibrio, con la raccolta degli arti inferiori e la successiva distensione verso avanti,
compiendo un arco dorsale con il busto e una circonduzione degli arti superiori in avanti.
Esiste anche il metodo dei passi in aria che non è consigliabile però ad atleti che
compiono salti in lunghezze ridotte.
Latterraggio
dove latleta prende contatto con il terreno con i piedi, cercando di
sbilanciarsi con il busto in avanti.
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I lanci
Si raccolgono sotto la denominazione di
"lanci": il lancio del disco, del peso, del martello, del giavellotto. Il lancio
del disco vide vincitore della prima edizione olimpica l'americano Garrett, con la misura
di 29,15 m. Ad Atlanta si è imposto il tedesco Riedel con 69,40 m. Nel peso, la prima
vittoria olimpica fu dello stesso Garrett con 11,22 m, e ad Atlanta è salito sul gradino
più alto del podio l'americano Barnes con 21,62 m. Il lancio del martello fu introdotto
ai Giochi nel 1900, all'edizione di Parigi: vinse l'alloro l'americano Flanagan (con 49,73
m), che si aggiudicò anche la vittoria a Saint Louis nel 1904 e a Londra nel 1908. Ad
Atlanta vinse l'ungherese Kiss con 81,24 m. Il lancio del giavellotto fu introdotto alle
Olimpiadi di Londra del 1908 e trionfò lo svedese Lemming (con 54,44 m), che s'impose
anche a Stoccolma nel 1912. Ad Atlanta, la medaglia d'oro è stata conquistata dal ceco
Zelezny con la misura di 88,16 m. Questo atleta aveva già guadagnato l'alloro olimpico a
Barcellona nel 1992. |
I lanci sono una azione motoria tendente a
scagliare il più lontano possibile un attrezzo di forma e dimensioni diverse a seconda
della specialità. Esistono quattro gare distinte di lanci getto del peso, getto del
disco, lancio del martello maschile, lancio del giavellotto . |
Il
getto del peso
Il
lancio del peso alle origini era un lancio basato soprattutto sulla forza, mentre ora la
velocità di esecuzione e la tecnica hanno assunto unimportanza imprescindibile per
ottenere dei buoni risultati. Il movimento globale di un lancio può essere suddiviso in
cinque momenti distinti: la posizione iniziale, lavvio alla traslazione, la
rincorsa, la posizione di lancio e il finale.
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La
posizione iniziale con latleta che si prepara allestremità della pedana
con il dorso rivolto nella direzione del lancio.
Lavvio
alla traslazione avviene con una inclinazione del busto in avanti e un caricamento su
un solo arto inferiore (destro per chi esegue il lancio con larto superiore destro e
viceversa per chi e sinistro)
La
rincorsa permette allatleta di portarsi velocemente nella posizione di lancio con un
movimento lungo il diametro della pedana.
La
posizione di lancio viene cosi raggiunta con gli arti inferiori quasi in linea
tra loro e orientati verso la zona di lancio, mentre il corpo e caricato allindietro
come una catapulta.
Il
finale è il punto chiave del lancio e vede una spinta progressiva di tutto il corpo
verso avanti fino allestensione completa dellarto superiore con in mano
lattrezzo che viene scagliato il più lontano possibile.
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I giochi olimpici
Solitamente l'origine dei Giochi
Olimpici si fa risalire alle competizioni organizzate nel 1222 a.C. e nell'884 a.C.
Anche allora le Olimpiadi si disputavano ogni quattro anni e la gara dello stadion fu
l'unica disputata fino al 724 a.C., allorché venne introdotto il diaulos: circa 384 m, il
doppio dello stadion. Nel corso dell'edizione successiva venne introdotto il dolichos, una
sorta di gara di fondo che variava dai sette ai ventiquattro stadi (da 1.346 m a 4.614 m).
Nel programma del 708 a.C. fu inserito il pentathlon, cioè una gara su cinque prove:
corsa, salto in lungo, disco, giavellotto, lotta. All'origine lo stadion era la
competizione regina, e ogni Olimpiade veniva dedicata al vincitore di questa competizione.
Col tempo, però, lo scettro passò al pentathlon, che divenne la disciplina in assoluto
più importante.
Molti sono i brani letterari riguardanti i Giochi Olimpici: Pindaro scrisse un poema
dedicato ai vincitori, Le Olimpiche e Hippias compilò gli elenchi dei vincitori,
aggiornati poi da commentatori del
calibro di Aristotele e Julius Africanus.
Rami di palma, bende rosse e corone di ulivo erano i simboli della vittoria, ma anche
statue che riproducevano le fattezze dei vincitori, mentre agli atleti colpevoli di
partenza anticipata si infliggevano pene corporali.
Le antiche Olimpiadi interrompevano perfino le guerre ed erano occasione di scambio e
d'incontro fra tutti i popoli del bacino del Mediterraneo. Cessarono nel 396 d.C., in
obbedienza a un editto dell'imperatore romano Teodosio.
Le Olimpiadi moderne sono state organizzate per la prima volta dal francese Pierre de
Fredi barone De Coubertine (la bandiera delle Olimpiadi che riproduce i cinque cerchi,
simbolo dei cinque continenti, fu creata nel 1913 dal barone Pierre De Coubertine,
ideatore dei Giochi Olimpici moderni, e ufficialmente fu adottata ad Anversa nel 1924. La
fiaccola olimpica venne introdotta nel 1934 ad opera di Carl Dien che si ispirò a
Plutarco Vite Parallele IX-Numa) ad Atene nel 1896.
L'inaugurazione si tenne il 25 marzo. Presero parte alle gare tredici paesi, per un totale
di 285 atleti, tutti uomini. Per arrivare a questa manifestazione, erano stati necessari
altri tentativi, il primo dei quali da parte del commerciante greco Costantino Evangelista
Zappas nel 1859, ripetuto poi nel 1870, nel 1875 e nel 1889.
Dal 1896 si decretò l'impegno di allestire i Giochi ogni quattro anni, ogni volta in una
città diversa. La direzione venne assunta dal CIO (Comitato Olimpico Internazionale),
ente costituitosi nel 1884. Il CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano), invece, è
stato istituito nel 1914. La seconda edizione delle Olimpiadi fu organizzata a Parigi nel
1900 e vide la partecipazione di 1.319 atleti in rappresentanza di ventidue nazioni e, per
la prima volta, alle competizioni di tennis e di golf, parteciparono quindici donne (la
prima partecipazione femminile avvenne alle Olimpiadi Amsterdam nel 1928). Le edizioni del
1916, del 1940 e del 1944 non furono indette a causa degli eventi bellici.
Sino ad ora si sono disputate ventitre Olimpiadi e, con l'andare del tempo, è cresciuto a
dismisura il numero dei partecipanti. Alle Olimpiadi di Atlanta del 1996 hanno preso parte
10.700 atleti (generalmente le Olimpiadi sono legate a nomi di atleti che hanno compiuto
imprese strepitose e, secondo i sondaggi, ancor oggi in Italia uno degli sporti più amati
è Livio Berruti che trionfò nel 1960 alle Olimpiadi di Roma nei 200 m piani stabilendo
ben due volte, in semifinale e in finale, il record mondiale con il tempo di 20"5) in
rappresentanza di 197 paesi (le Olimpiadi sono state usate per la propaganda sportiva e
per l'affermazione di prestigio nazionale, sebbene una delle regole fondamentali reciti
che i Giochi sono competizioni fra individui e non fra nazioni. La strumentalizzazione
politica è stata però inevitabile: si pensi ai boicottaggi organizzati dal blocco
americano 62 paesi per le Olimpiadi di Mosca del 1980 ed al boicottaggio, da parte
dell'URSS, delle Olimpiadi di Los Angeles 1984), dei quali ben 79 hanno
ottenuto almeno un piazzamento nei primi tre posti.
L'atletica, il ciclismo e la ginnastica sono gli unici sport che hanno sempre fatto parte
del programma olimpico. |
Campionati
del mondo
La prima edizione dei Campionati
del Mondo di atletica leggera è stata organizzata nel 1983 a Helsinki. Le edizioni
successive si sono tenute a Roma (1987) e a Tokyo (1991).
Dopo le competizioni di Tokyo si è deciso di dare scadenza biennale alla manifestazione,
tanto grande è il successo che l'atletica ha riscosso in quegli anni e tuttora seguita a
suscitare.
Si sono quindi tenute le edizioni di Stoccarda (1993), Göteborg (1995) e Atene (1997). I
Mondiali hanno conquistato un posto di preminenza nel panorama internazionale, arrivando a
essere importanti quasi quanto i Giochi Olimpici. E' sufficiente scorrere le classifiche
delle specialità per notare che in questi ultimi anni tutti i grandi atleti hanno
partecipato ai Campionati Mondiali. Valgano per tutti i nomi di Carl Lewis, Sergei Bubka e
Michael Johnson. |
Campionati
Europei
La prima edizione dei Campionati
Europei si svolse a Torino nel 1934.
La manifestazione ha sempre avuto cadenza quadriennale, tranne che negli anni dal 1969 al
1974. L'edizione del 1942 non fu disputata a causa del conflitto mondiale.
Queste le sedi e gli anni delle varie edizioni: 1934, Torino; 1938, Parigi; 1946, Oslo;
1950, Bruxelles; 1954, Berna; 1958, Stoccolma; 1962, Belgrado; 1966, Budapest; 1969,
Atene; 1971, Helsinki; 1974, Roma; 1978, Praga; 1982, Atene; 1986, Stoccarda; 1990,
Spalato; 1994, Helsinki. |
La storia
L'atletica leggera è certamente
lo sport più conosciuto e più praticato nel mondo, ed è la regina delle discipline
olimpiche.
Il termine greco athlos, dal quale deriva il nome atletica, è sinonimo di combattimento o
lotta e, in questo senso, la storia dell'esercizio atletico può essere considerata
vecchia quanto l'umanità.
Le origini dell'atletica sono dunque antichissime: sono stati ritrovati reperti che
documentano gare di corsa tenutesi in Egitto all'inizio del Primo Impero (circa 1500
a.C.). Le prime significative testimonianze di competizioni atletiche sono state però
scoperte in Grecia e in Irlanda. Alcuni storici fanno risalire i primi Giochi Olimpici al
1222 a.C., altri all'884 a.C. Certo è che il primo campione del quale si è tramandato il
nome come vincitore della corsa è Coroebus, che trionfò alle Olimpiadi di Elis nel 776
a.C. Le Olimpiadi non furono più disputate in obbedienza a un editto dell'imperatore
romano Teodosio (396 d.C.)
Alle origini lo stadion, gara di velocità sulla distanza appunto di uno stadion (192 m
circa) era, la competizione più importante. Col tempo, questa posizione di privilegio fu
occupata dal pentathlon.
Rami di palma, bende rosse e corone di ulivo erano i simboli della vittoria, insieme alle
statue che riproducevano le sembianze dei vincitori. Lo scrittore Pausania (II secolo
d.C.) enumerò duecento statue, ancora in perfetto stato di conservazione, dedicate a
campioni olimpici, mentre di altre trecento erano all'epoca rimasti solo i basamenti.
Quasi parallela alla tradizione della Grecia classica si sviluppa in Irlanda la tradizione
celtica dei Giochi di Lugnas, in seguito detti Tailteann Games, nome derivato dalla città
nella quale i giochi venivano disputati: Tailti, nella contea di Meath (attualmente
Teltown, a nord-ovest di Dublino).
Secondo l'Ancient Book of Leinster la prima di queste manifestazioni sportive risale
addirittura al 1829 a.C., ma fonti più attendibili la datano al 632 a.C.
Originariamente i giochi celtici comprendevano, oltre alla corsa, prove di salti e lanci e
vantavano un programma più vasto di quello delle Olimpiadi greche. I Tailteann Games si
svolgevano ogni anno nel mese di agosto.
Nel medioevo la pratica sportiva perse molta della sua importanza, e solo in Gran Bretagna
prese lentamente vita un'attività atletica: già nel XII secolo a Londra si erano
costituiti diversi athletic ground ossia luoghi adibiti alla pratica di esercizi atletici,
nei quali gli uomini si misuravano in competizioni di corsa, lanci e salti, generalmente
in concomitanza con feste popolari. Sempre nelle isole britanniche si ebbe, fra il XVII e
il XIX secolo, lo sviluppo del pedestriamism: gare di corsa e di marcia generalmente sulla
lunga distanza disputate a manche fra due concorrenti di stirpe nobile. Fra i personaggi
di spicco dell'epoca vi fu il capitano Barclay (oltre ai gentleman, infatti, anche gli
ufficiali dell'esercito avevano la loro parte nelle competizioni), che si impose in molte
gare, sia di corsa sia di marcia, contribuendo alla diffusione della specialità.
I primi passi verso l'atletica moderna furono mossi in alcune publich school e in alcuni
colleges: a Eaton, sin dal 1837 l'insegnamento dell'educazione fisica comprendeva gare di
corsa.
A Oxford, nel 1850, presso il college di Exeter, venne fondato il primo club atletico e a
Cambridge, nel 1850, si tenne la prima riunione intercollegiale.
Nel 1864, precisamente il 5 marzo, al Christchurch College di Oxford si tenne la prima
sfida ufficiale tra due club atletici, quelli delle università di Cambridge e di Oxford.
Il programma comprendeva otto gare: 100 yarde (vinta da Darbyshire di Oxford in
10"50); 440 yarde (vinta da Darbyshire in 56"); 1 miglio (Lawes di Cambridge in
4'56"); 2 miglia con siepi (Garnet di Cambridge in 10'); 120 yarde a ostacoli (Daniel
di Cambridge in 17"75); 200 yarde a ostacoli (Wynne-Finch di Cambridge in
26"75); salto in alto e salto in lungo (Gootch di Oxford con 1,65 m e 5,49 m).
Nel 1866 si svolsero i primi Campionati d'Inghilterra, indetti dall'Amateur Athletic Club,
divenuto dal 1880 Amateur Athletic Association.
Risalgono al 1876 i primi Campionati degli Stati Uniti organizzati dal New York Athletic
Club e poi, dal 1888, dall'Amateur Athletic Union.
La prima gara internazionale si tenne a New York il 21 settembre 1895 al Manhattan Field
tra il New York A.C. e il London A.C. Gli Americani vinsero in tutte le specialità (11)
ottenendo cinque migliori prestazioni mondiali. In seguito, l'atletica si diffuse in molti
paesi e, al Caffè Sport di Torino, nel febbraio del 1898 fu fondata l'Unione Podistica
Italiana. I tre fondatori erano: Mario Luigi Mina, Gustavo Verona e Giuseppe Maccagno.
Solo nel 1906 vennero organizzati dal giornale milanese La Gazzetta dello Sport i primi
campionati nazionali podistici, articolati su tre sole prove: 100 m, vinti da Barozzi
(G.S.G. Novara) in 11"75, 1.500 m, vinti da E. Lunghi (Sport Pedestre Genova) in 4'
14"40, 25.000 m vinti da Pagliani (Lazio Roma) in 1h33'58"20. La IAAF
(International Amateur Athletic Federation) venne fondata a Berlino nel 1913. La FIDAL
(Federazione Italiana di Atletica Leggera) venne fondata nel 1926.
Nel 1934 furono organizzati, a Torino, i primi Campionati Europei. Gli Europei Indoor
vennero organizzati per la prima volta nel 1966 a Dortmund, prima come meeting e in
seguito, nel 1970, a Vienna, come veri e propri campionati continentali.
I Campionati del Mondo iniziarono nel 1983 a Helsinki e si tennero ogni quattro anni fino
al 1991, e in seguito, ogni due. I giochi Indoor iniziarono con l'edizione del 1985 a
Parigi, divenendo campionati con l'edizione del 1987 di Indianapolis.
L'attenzione del grande pubblico per l'atletica è andata sempre crescendo, e ogni record
e ogni vittoria si trasformano in un fenomeno di costume e, in certi casi, sono
interpretati come indice di evoluzione sociale dello Stato che ha prodotto il campione.
Le discipline dell'atletica moderna che si disputano alle Olimpiadi
Velocità: 100 m, 200 m, 400 m piani
Mezzo fondo: 800 m, 1.500 m
Fondo: 5.000 m, 10.000 m
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